Articolo realizzato per Les Nouvelles Esthetiques Spa Italia (n.3 aprile 2012)

L’occhio ricerca una visione gradevole; se non riusciamo a soddisfarlo mediante le proporzioni e modificando i moduli, offriremo allo spettatore una visione sgradevole senza attrattiva.
Vitruvio

Bellezza e Perfezione n.1

Questa citazione vitruviana ci fa comprendere in poche e semplici parole cosa si intenda per bellezza.

E cioè che la bellezza non va intesa come qualcosa di unico e assoluto determinata da quelli che sono gli stereotipi estetici davanti ai quali i nostri occhi sono posti giornalmente. Al contrario è qualcosa di vario e generale determinato da un equilibrio tra le parti che genera piacevolezza.

Ne consegue che ogni essere umano possiede una propria bellezza che lo caratterizza distinguendolo dagli altri determinata da alcuni elementi e dal accordo che tra essi si crea.

Bellezza quindi come arte del Funambolismo?
Pare proprio di si!
Attenzione però a non confondere il concetto di perfezione con quello di bellezza.

Non è bello ciò che è perfetto ma ciò che armonioso.
La perfezione non conduce mai alla bellezza ma ad una perdita dell’ identità.
L’esempio più immediato è quello della massificazione estetica.

Quante persone conosciamo che pur di raggiungere un ideale di perfezione estetico dettato dalla moda del momento (seni grandi, labbra carnose, zigomi pronunciati, naso piccolo ecc) diventano irriconoscibili a seguito della perdita della propria unicità ?

Davvero tante.

Chi fa architettura del volto sa che tutto si basa su un sottile gioco di equilibri e che nessuno degli elementi caratterizzanti lo spazio-volto può essere trattato singolarmente in quanto facente parte di un tutto che va rispettato.
Basta un piccolo errore perché un volto perda di armonia, cambi di espressione e di proporzione.
Per questo è fondamentale comprendere di volta in volta su quali elementi operare, individuare le giuste inclinazioni, posizioni, distanze, forme, dimensioni e colore che li devono caratterizzare.
Concludo con una altra citazione del grande Charles Baudelaire a rafforzamento di quanto scritto sino ad ora è cioè:
Quel che non è leggermente difforme ha un aspetto insensibile − ne deriva che l’irregolarità, ossia l’imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza.

Il volto, dimora dell’identità n. 2

“La perfezione conduce ad una perdita dell’identità”
Jessica Ciaramelletti

Se per identità s’intende quell’espressione o “quell’aria” – per dirla alla Roland Barthes – che rende unica ed inconfondibile una persona, allora possiamo affermare che il volto rappresenta il luogo dove essa risiede.
Il volto quindi come dimora dell’identità.
Avere la capacità di cogliere e salvaguardare un’ identità è un compito estremamente difficile. Preservare un identità infatti richiede da parte del professionista una forte preparazione, tantissima esperienza, continui aggiornamenti ma soprattutto una serie di qualità innate come , acuto senso di osservazione,spiccata sensibilità estetica ed umana e capacità di mediazione.
Qualità vi assicuro dopo tanti anni di insegnamento non sono facili da trovare tutte assieme in un’unica persona.
Un architetto del volto infatti nel suo operare quotidiano, si ritrova a doversi scontrare con una serie di innumerevoli problemi di media e alta complessità non sempre di facile risoluzione. Ma tra i tanti problemi ,sicuramente quello che da maggiore filo da torcere, è quello dell’ unicità.
Ma a questo punto nasce spontaneo chiedersi. Ma chi è l’ architetto del volto?
Semplicisticamente possiamo rispondere che l’ architetto del volto è colui che opera nello spazio- volto.
E ancora potremmo però chiederci ma di quali teorie, regole, strumenti ed espedienti si avvale e di quali responsabilità ricadono su di egli quando opera in tale spazio?
Rispondere in maniera soddisfacente a tali domande risulterebbe molto complicato in questo momento per questo motivo vi prometto che ve ne parlerò un’altra volta…
Ritornando al problema di Unicità come vi dicevo esso risulta essere quello più complesso degli altri in quanto più che risolto esso può essere solo gestito di volta in volta a seconda del caso.
Questo perché un architetto del volto deve riuscire contemporaneamente ad individuare , preservare, tutte quelle caratteristiche che rendono inconfondibile una persona, e smorzare e accentuare i toni li dove queste risultano essere troppo esasperate o poco evidenti mantenendo o ricercando un rapporto di equilibrio tra i vari elementi del volto , tenendo conto di quelle che sono le regole di proporzione ideali. Converrete ovviamente che fare ciò non è un impresa facile.
È in nome di questa unicità che egli però nella gran parte dei casi è costretto a sacrificare l’armonia perfetta – raggiungibile sempre attraverso l’applicazione pedissequa della regola – a favore dell’espressione che è ciò che da senso e significato all’architettura di un volto.

E ancora una volta concludo riportando una citazione,questa volta del noto filosofo francese, Joseph Joubert,
“Un volto senza tratti caratteristici è come un libro di cui non si può citar nulla.”

Il volto come spazio n. 3

Ogni giorno chi per lavoro, chi per diletto o per necessità, interviene in maniera più o meno consapevole sul proprio volto o su quello altrui in modo da farlo sembrare diverso da quello che appare.
Ma per quale motivo le persone desiderano essere diverse da ciò che sono? I motivi possono essere svariati e di differente natura; ciò che a noi interessa è sicuramente concentrarci su quello di ordine estetico. Partiremo quindi dall’assunto che la persona di cui parliamo intervenga sul proprio volto con il fine ultimo di valorizzarlo.
Per poter raggiungere questo scopo è essenziale identificare in che modo e con quali mezzi sia possibile riorganizzare questo spazio – volto per ottenere il risultato estetico più soddisfacente.
La prima cosa sulla quale porre attenzione è la modalità con la quale si interviene: valorizzare il volto è possibile a patto che si mantenga il rispetto della sua architettura senza cadere nella trappola degli stereotipi di bellezza che quotidianamente ci propone la moda del momento.
Ma in buona sostanza cosa intendiamo? Per valorizzazione nel rispetto dell’ architettura del volto s’intende ridare armonia ad un volto (che presumibilmente ne è privo) tenendo conto sia delle caratteristiche di unicità della persona che dei canoni di bellezza ideali. E’ un’operazione, ne converrete, non facile. Infatti l’architetto del volto è spesso costretto a dover scegliere tra il sacrificare l’armonia perfetta – raggiungibile sempre attraverso l’applicazione pedissequa della regola – a favore delle caratteristiche di unicità che rendono quel determinato volto ciò che è. Ed è proprio questa scelta che complica la vita di un architetto del volto; nella gran parte dei casi non esita in nome dell’unicità a prediligere l’ espressione all’ armonia perfetta nel tentativo di (ri)affermare la singolarità dell’individuo.
Una volta quindi stabilito che l’architetto del volto opera delle scelte – a seconda dei casi – per far risaltare l’unicità di un individuo, passiamo a considerare quelli che sono i mezzi a sua disposizione: il “trucco” (inteso come applicazione di cosmetico), il “parrucco” , gli “accessori” e la “chirurgia estetica” (è evidente che si ricorre a questo strumento quando le altre tre tecniche non riescono a porre un rimedio soddisfacente).
Intervenendo sullo spazio-volto con questi artifici/espedienti l’architetto del volto ha la possibilità di alterare la percezione della realtà e di plasmarla al suo volere. Cosa non da poco non credete?
Ciò ci fa comprendere quindi che un architetto del volto deve essere soprattutto un esperto di percezione visiva e che quindi necessiti di possedere nel suo bagaglio culturale una serie di tecniche artistiche e percettive da poter utilizzare a seconda del singolo caso.